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Deficit di Adesione Leucocitaria di Tipo 1

Il difetto dell’adesione leucocitaria tipo 1(LAD-1) è una forma di LAD (si veda questo termine) caratterizzata da infezioni batteriche ricorrenti che possono portare al decesso. Una persona ogni milione ne è affetta. In genere, i primi segni compaiono durante l’infanzia o la prima infanzia. Le infezioni batteriche interessano la cute, il cavo orale e le vie respiratorie, e, nel primo caso, possono evolvere in ulcere gravi. E’ caratteristico il ritardo nel distacco del cordone ombelicale. Nell’adulto sono comuni le periodontiti gravi, che possono esitare nella perdita prematura dei denti. Nella sede dell’infezione non è presente gonfiore, arrossamento, calore, nè pus. La LAD-1 è causata dalle mutazioni del gene ITGB2 (21q22.3), che codifica la beta-2-integrina, CD18, che riveste un ruolo fondamentale nell’adesione dei leucociti all’endotelio. La trasmissione è autosomica recessiva. La gravità della malattia correla con il grado di deficit di CD18. La diagnosi si basa sull’esame emocromocitometrico completo, che rivela iperleucocitosi neutrofila. La citometria a flusso consente di evidenziare una ridotta espressione di CD18 sui leucociti. La conferma della diagnosi si basa sull’analisi delle mutazioni del gene ITGB2. La diagnosi differenziale si pone con il deficit di IRAK-4, la sindrome da iper-IgE autosomica dominate, la granulomatosi cronica, altre immunodeficienze primitive (si vedano questi termini) e la reazione leucemoide. La diagnosi prenatale si basa sull’analisi biochimica e molecolare sui villi coriali o sugli amniociti nelle famiglie affette nelle quali sono state individuate le mutazioni. La citometria a flusso può essere eseguita alla 20° settimana di gestazione. La presa in carico si basa sul controllo delle infezioni con la somministrazione di antibiotici. L’unico trattamento possibile per la LAD-1 è il trapianto di cellule ematopoietiche, ma in futuro la terapia genetica potrebbe diventare un’alternativa. La prognosi dipende dalla gravità della malattia. I soggetti affetti da LAD-1 grave, che non ricevono il trapianto di cellule staminali ematopoietiche, muoiono di solito nei primi due anni di vita a causa delle infezioni; i soggetti affetti da forme più lievi hanno maggiore probabilità di raggiungere l’età adulta. Il tasso di sopravvivenza dopo il trapianto di midollo osseo è del 75%.

Geni/Polimorfismi:

ITGB2

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